lunedì 18 novembre 2013






Dove tutto ebbe inizio.



Ero appena entrata nel mio paese dei balocchi.
Una sala enorme, con illuminazione discreta e persone che si muovevano, se osservavo solo le loro teste, come se fossero su un campo di pattinaggio.
Fluivano volteggiando, chi concentrato, chi con gli occhi chiusi, chi con gli occhi volti a terra, qualcuno sorridendo.
Uomini e donne, ma le donne erano più belle: vestiti eleganti, neri principalmente, ma anche colorati.
Una cosa avevano in comune i loro abiti: erano svolazzanti, grazie a spacchi generosi lungo i fianchi, o a causa della loro attenta fattura sartoriale, ricca di  morbidezze generose che, ad ogni volteggio, continuavano autonomamente il movimento iniziato dalla ballerina per poi richiudersi composte solo qualche secondo più tardi.
Gli uomini che le abbracciavano  erano più vari nello stile. Alcuni perfetti, con vestiti neri e giacca scura, altri più informali: pantalone e camicia maniche lunghe.
Qualcuno era decisamente più sportivo, con magliette mezze maniche, come per  ribellarsi ad una tacita etichetta di eleganza che avvolgeva la sala.
Le luci erano soffuse e lungo le pareti c’erano tavolini con tovaglie rosse e piccole candele danzanti nei loro bicchieri che ovattavano il tutto sfumandone i contorni.
In fondo, sul palco, la postazione del musicalizador dominava tutti con discrezione: il contorno del volto era seminascosto dal computer aperto, su cui egli era concentrato nella scelta dei brani da proporre. Un occhio alla sala e un occhio alla compilation.
La scaletta musicale era  importantissima, come il pavimento e l’illuminazione, per rendere la serata perfetta.
Ma il musicalizador sembrava essere all’altezza della situazione, e la sequenza dei brani: tre vals, quattro tanghi, tre milonghe e  quattro tanghi a rotazione sembrava soddisfare la platea dei ballerini.
Erano in molti sulla pista, infatti, e ad ogni cortina, lo stacchetto musicale che intervalla un gruppo di brani dall’altro, il flusso ritornava composto alle sedie, per poi ripopolare la pista alla partenza del successivo gruppo di brani
Erano gli uomini che, secondo il galateo dell’ambiente tanguero, invitavano le donne, alcune  delle quali li avevano già scelti con gli occhi (la mirada, sempre secondo il galateo).
Altre, meno avvezze a queste abitudini, aspettavano fiduciose, sventagliandosi con atteggiata  noncuranza.
Nonostante la pista si riempisse ad ogni tanda (il nome di ogni gruppo di brani), molte persone rimanevano ancora sedute. Magari per riposare, o forse per mancanza di inviti.
Con disappunto notai, infatti, che erano più donne che uomini, le persone sedute.
“Peccato che anche in questo ambiente ci siano più donne che uomini”, pensai.
Poi il biglietto di entrata, la conquista del tavolino prenotato ed una veloce svestizione ci permisero di arrivare al momento clou: infilare le scarpette da tango.
Un rito che trasforma chiunque, come se si fosse appena scesi dalla zucca per apprestarsi a salire la scalinata del castello reale e le scarpe da ballo ne fossero il lasciapassare.
Seduta al mio posto, con il sicuro accompagnamento di ventaglio e bottiglietta d’acqua sul tavolino al mio fianco, osservavo finalmente i piedi dei ballerini di quello che, per una appassionata di tango come me, rappresentava un  meraviglioso paese dei balocchi personale.
Mi scorrevano davanti sandali luccicanti, colorati o più discreti, dalle forme varie, ma tutti con tacchi altissimi, che avvolgevano piedi  impegnati in deliziosi piccoli passi a ritmo di musica.
I piedi degli uomini, vestiti da eleganti scarpe legate e perfettamente lucidate, riempivano il vuoto lasciato sul pavimento dai piedi delle dame, e facevano da guida e sostegno per le meravigliose figure che molte di esse mi regalavano.
Disegni fatti sul pavimento da punte che interpretavano ochos e abbellimenti si alternavano ad arabeschi fatti nell’aria durante bolei  o ganci richiesti dal partner  o rubati al tempo del ballo.
Qualche coppia  si limitava a interpretare i tanghi con semplici camminate e poche divagazioni, ma la moltitudine si divertiva con l’improvvisazione di figure eleganti, mai viste in nessun altro ballo.
Ed il flusso di ballerini mi scorreva davanti, seguendo la ronda, il percorso antiorario che le regole  del ballo impongono.
Un tango, due tanghi, tre tanghi.
Osservavo tutti quelli che riuscivo, cercando volti conosciuti. Ma era la prima volta che entravo in quella sala.
Avevo iniziato a frequentare la scuola di tango in un’altra città a cento chilometri di distanza, e, dopo sei mesi di lezioni, avevo finalmente preso coraggio e seguito la mia maestra fino a Torino.
Torino, è, dopo Parigi, la città europea  più importante per il tango argentino .
Erano, quindi, per me tutti bravi e bellissimi da vedere. E non vedevo l’ora di diventare come loro.
Era finita la tanda.
Dopo la cortina ripartiva  una nuova tanda: questa era  la volta dei vals.
La mia maestra si era alzata , invitata da un bravissimo tanguero di sua conoscenza e io ero rimasta lì, in attesa.
Poi un volto sconosciuto, in abito scuro elegante, giunto davanti a me, mi chiese: “Balli?”.
“Si. Grazie” risposi, alzandomi anche io.
E iniziò la mia nuova vita.



martedì 30 luglio 2013


Karen aiuta i consumatori    

Sicurezza alimentare: dagli USA una consulente virtuale per i consumatori.

Gli AVATAR sono quelle gentili persone con voce da “navigatore” che, sui più disparati siti web ci aiutano a visualizzare ed utilizzare le bollette del telefono e dell’energia elettrica.
Ora, però, possono anche aiutarci a scegliere il pollo migliore al supermercato, o a conservare nel migliore dei modi la parmigiana alle melanzane appena cucinata.

Anche questa volta, come per l’Autocontrollo Alimentare, imposto a tutte le aziende secondo il metodo HACCP ideato dalla NASA, la novità arriva dagli USA.
Il Dipartimento dell’Agricoltura Americano ha messo, infatti, a disposizione degli utenti un sito sul quale trovare le risposte ai propri dubbi su un argomento  così importante per la salute pubblica:la sicurezza igienica degli alimenti.
La spinta, come allora, è data dalla volontà di ridurre le Malattie a Trasmissione Alimentare, che incidono per il 50% sul totale delle patologie  a livello mondiale.

Su questo sito sono state raccolte più di 1500 domande e relative risposte, ma chiunque può porre il proprio quesito usando uno degli strumenti a disposizione (post diretto, e-mail, chat o contattando un numero dedicato).
Il team di esperti, che è dietro al sito, risponderà ad ogni domanda.
La cosa interessante è che, insieme a questo sito, è stata sviluppata, da circa un anno, un’applicazione mobile gratuita, che ci permette di porre domande in tempo reale dal nostro smartphone (sia che utilizzi sistema Android o iOS), nel caso avessimo dei dubbi al supermercato o durante una cena con amici.
Ecco alcuni esempi di domande alle quali trovare risposta:
- Quali sono i tempi di conservazione raccomandati per le uova?
- Come deve essere cotta la carne di coniglio in sicurezza?
- Per quanto tempo si possono conservare frutta e verdura?
Il sito può essere utilizzato da tutti, anche qui in Italia.
Le domande sono in inglese o in spagnolo, ma di facile comprensione.
Per chi vuole conoscere Karen questo è l’indirizzo web: http://askkaren.custhelp.com .



Vivere

"Vivere una sola vita,
in una sola città,
in un solo paese,
in un solo universo,
vivere in un solo mondo
è prigione.
Conoscere una sola lingua
un solo lavoro
un solo costume
una sola civiltà
conoscere una sola logica
è prigione".
               Ndjock Ngana (poeta camerunen)

martedì 22 maggio 2012

Il Mongol Rally: un’avventura Speciale.

Si sa, i giovani amano l’avventura.
Ma quando mio figlio, l’altro giorno, mi ha comunicato di voler partecipare quest’estate al Mongol Rally, non pensavo che fosse una cosa tanto speciale.
Invece, dopo essermi documentata, sono rimasta a bocca aperta!
Il Mongol Rally è una gara non competitiva, organizzata dall’inglese League of Adventurist International Ltd..  che ha l’obiettivo di portare fondi e aiuti ad organizzazioni socialmente utili in Mongolia e nei paesi che vengono attraversati.
Ad oggi , le varie edizioni di questo rally hanno permesso di raccogliere oltre 1,73 milioni di euro.
La partenza avverrà il 16 luglio, contemporaneamente da Londra e Praga, per arrivare ad Ulaan-bataar, in Mongolia dopo 4 o 5 settimane.
L’auto utilizzata (di piccola cilindrata) verrà donata, una volta giunti a destinazione. Gli equipaggi partecipanti,  inoltre, hanno il compito di raccogliere, tramite sponsor, offerte in denaro da devolvere in beneficenza a favore di programmi di sviluppo presenti nelle zone attraversate dal Rally.
Perciò ogni squadra deve, per regolamento, raccogliere 1000 sterline inglesi (circa 1300 euro) da donare ad enti benefici individuati dall’organizzazione.
L’ente individuato per questa edizione del Rally è il Lotus Children’s Center di Ulaan-bataar,che si occupa di garantire ai bambini vulnerabili e alle loro famiglie i fondamentali diritti umani di cibo, salute ed istruzione.
Il percorso è libero e privo di assistenza tecnica e tecnologica.
I km da percorrere sono 16.000, attraverso paesi, deserti e steppe di quasi tutta l’Eurasia.
L’importante è arrivare a destinazione.
La prima edizione del Mongol Rally risale al 2004, quando 6 auto sono partite da Londra.
Ogni anno è aumentato l’entusiasmo per tale avventura e i gruppi in partenza per l’edizione del 2012 saranno alcune centinaia.
Il sito ufficiale di questa organizzazione è http://www.theadventurists.com/the-adventures/mongol-rally

P.S.: Mio figlio, dopo un paio di settimane, mi ha detto di aver rimandato quest’avventura all’anno prossimo, per problemi tecnico-organizzativi, …e confesso di aver tirato un sospiro di sollievo materno, nonostante il grande apprezzamento provato per questo evento!

giovedì 23 febbraio 2012

Piaceri nuovi e antichi


L'amico ritrovato.
Sorrisi,
una gentilezza,
un germoglio,
la telefonata attesa
e la telefonata inattesa,
parole
parole dolci
e parole forti,
parole serie
e parole ridenti,
un abbraccio,
un tango
un vals
una milonga
e un salutarsi compiaciuto,
un messaggio d'intesa
e un messaggio scritto con passione,
un fiume di parole
per capirsi
per raccontarsi,
una cioccolata calda al bar,
una coccola,
l'ansia del primo incontro,
il sorriso sulle labbra
che riappare più volte
dopo il primo incontro,
il secondo incontro,
la sensazione di stare bene,
magia.




Buona educazione canina.







Dopo 16 anni di passeggiate col mio cane e relative "raccolte pupù", ieri pomeriggio, in uno di "quei" momenti critici, mi è squillato il telefono.

Sono stata presa dalla telefonata, un pò lunga, e , quindi, in attesa di terminarla e adempiere ai miei doveri di brava padroncina, abbiamo sostato, io e Otis, nei pressi del "fattaccio", avvenuto su un mucchietto di neve.

Ma la telefonata si è protratta per cinque minuti, e poi ancora per altri cinque minuti.....

Così Otis, ad un certo punto, si è seccato, mi ha guardata e, con l'innata eleganza dei barboncini, si è rassegnato a rimediare a quella che lui riteneva essere una mia caduta di stile: colpetto dopo colpetto, con il naso, ha spostato la neve e ha ricoperto il tutto!!!!

"L'uomo è l'unico animale che arrossisce, ma è anche l'unico che ne ha bisogno" scrive Mark Twain.

Chiudendo la telefonata e compiendo, finalmente, il mio dovere, pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto che ad assistere a questo edificante quanto naturale gesto del mio cane ci fossero state le tante persone maleducate che ci circondano.

mercoledì 22 febbraio 2012

Il profumo di zagara








Otis, il mio barboncino ormai sedicenne, ha tutti gli acciacchi dell'età: non ha più l'udito, ci vede pochissimo, zoppica vistosamente per due zampette con seri problemi...
Ma, quando mette in funzione l'olfatto, è ancora un segugio scatenato!!!
Ieri pomeriggio, ai giardinetti, ha annusato ogni centimetro quadrato dell'erba appena liberata dalla prigionia della neve e sembrava letteralmente ubriaco di odori e profumi..
Sono addirittura convinta che, per casa, mi segua solo più grazie al mio odore, rimanendo sempre a non più di due metri da me, nonostante le difficoltà di deambulazione...
Osservare lui mi fa pensare a quanti profumi avvolgono la nostra vita, e quanti di questi realmente "annusiamo", lasciandoci scivolare addosso chissà quali altre fragranze....
Noi possediamo circa 50 milioni di terminazioni nervose, che fungono direttamente da recettori per l'odore, senza bisogno di mediatori con il mondo esterno; per questo motivo si suppone che l'olfatto sia il senso più antico e primitivo.
Sappiamo, inoltre, che è strettamente collegato con una delle parti più primitive del cervello, il sistema limbico, sede del controllo delle emozioni e ciò spiega il potente e, qualche volta, inconscio, impatto di un odore.
La memoria di un profumo ci rimanda ad una persona, ad un episodio della nostra vita, ad un ambiente.
Il bouquet del vino rosso ci ricorda frutta e fiori estivi, le spezie ci inebriano i sensi, un gelsomino in fiore ci avvolge di una dolce nebbia impalpabile, inseguiamo l'aroma di caffè per le stanze di una casa, il profumo della pelle di una donna o di un uomo ci ricorda spezie africane e ci fa fremere...

"Colui che domina gli odori domina il cuore degli uomini", scrive Suskind, per giustificare le azioni del suo protagonista..

Ecco.
Oggi, in un timido abbozzo di primavera, il profumo e l'odore della natura, finora congelato in uno stato che non è il suo, pare esplodere insieme ai germogli della mia camelia.
Tempo fa, a spasso per le strade di Sorrento, il profumo delle zagare dei viali di limoni, presenti ovunque in quella città, riuscì quasi a stordirmi, mentre gli abitanti ne erano, purtroppo, ormai assuefatti..

Non facciamo che il rumore di fondo della nostra vita quotidiana ci renda insensibili ai miliardi di molecole volatili che la natura di soffia addosso.

Fermiamoci, e annusiamo anche noi.