Quando un buio profondo ci spegne la vita, si accendono a catena le luci: questo è il paradosso del dolore. Saltano, evidentemente, i tappi dei blocchi energetici; scattano connessioni, intuizioni profonde, si drizzano e si affinano le antenne.
Esistono tanti paradisi potenziali per ogni uomo che abita sulla terra. La felicità consiste nella sintonia: con le persone, le situazioni, i luoghi, le cose. Entriamo nel paradiso per il solo fatto di vederlo, di riconoscerlo, per aver messo in azione tutti i nostri sensi, e di essere presi dalla voglia di vivere dentro la sua dimensione. Insomma, il paradiso è dei vivi.
Noi siamo un pozzo dal quale attingiamo solo in superficie, una miniera della quale vediamo solo il rivestimento esterno. Trovare il paradiso è come estrarre il petrolio dagli abissi dei mari o l'oro dalle acque dei fiumi. Sì: trovare il paradiso nella vita è come trovare l'oro nella terra.
Il nostro paradiso interno è un depuratore di negatività: questo è lo straordinario miracolo nascosto dell'esistenza, che ha il potere di neutralizzare il male, o talvolta di trasformare in bene la negatività di cui siamo circondati. Il paradiso è magia, il potere alchemico che trasforma - metaforicamente - il piombo in oro e prepara elisir di giovinezza.
La sofferenza ha in sé il suo lato positivo: una specie di consolazione, di premio. Possiamo ri-nascere alla vita, rinnovati e talvolta migliori di prima.
Noi tutti proveniamo dall'Eden. Molti di noi l'hanno perduto e la maggior parte desidera ritornarci. E' la cosiddetta nostalgia del paradiso, la malinconia della nostra anima: spesso è coperta da un'eclissi, ma noi possiamo togliere il macigno - o la pietruzza fastidiosa - che copre la sua luce.
E' importante saper entrare ne mondo (e saperne uscire, all'occorrenza). e non è detto che la felicità sia dei buoni, soprattutto dei troppo buoni, che anzi corrono il rischio di nuotare in un mare di delusioni e di dispiaceri. Il paradiso non è amico degli eccessi.
Il paradiso non è qui o lì. Il paradiso è una condizione dell'anima. Non è necessario affrontare un lungo cammino: il paradiso può essere anche lontano; ma sicuramente, più è vicino, più è comodo e nello stesso tempo invisibile.
Possiamo negare che dentro di noi esistano l'innocenza, la semplicità, la giovinezza, la libertà? Il fatto è che abbiamo lasciato - spesso inconsapevolmente - che venissero intrappolate, segregate, soffocate. Ma è sufficiente diventarne consapevoli e cercare la chiave delle gabbie che impediscono alla nostra anima di volare. Validi maestri possono anche venirci in aiuto, se li cerchiamo.
Tra la natura e noi, tra il resto del genere umano e noi non c'è altro confine che quello che vogliamo immaginarci, ma che non è reale. Troviamo il paradiso quando siamo in grado di togliere la barriera tra le cose del mondo, tra le persone, tra gli eventi.
Esistono degli antidoti per l'inferno? I primi da assumere, i più importanti e a rischio di rigetto, sono gli antidoti contro noi stessi. Il primo nemico da combattere, infatti, siamo noi. Questo è il paradosso: combatterci per conquistarci. Come facciamo a trovare il paradiso, se stiamo percorrendo la strada dell'inferno?
Guarda bene se, pur avendo trovato e anche conquistato tutto, non hai perso te stesso. Come fare per ritrovarti? inizia il viaggio più importante, quello attorno a te stesso. Cercati. Ripercorri i sentieri della tua infanzia e della tua vita e fai di tutto per capire il punto in cui ti sei perso.
Non temere di non trovare la strada per il paradiso. Ognuno ha una bussola incorporata; l'ago magnetico punta alla felicità, perché è la finalità prima e la condizione dell'esistenza.
Da “Il paradiso nelle nostre mani” di Vittoria Haziel, ed. Sperling Paperback 2001
Nessun commento:
Posta un commento